La nostra basilica.

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Era ormai necessario darsi una pagina internet.

giovedì 25 agosto 2016

Troppi morti. Troppo dolore. Overdose di amore.


Quando l'altra notte, alle 3,36, è arrivato di nuovo il rumore assordante del mostro non ho avuto la prontezza di esclamare, come alle 3,32 del 6 aprile 2009, "Vergine Santa", no stavolta mi è scappato un "porca trxia ancora?"
Mi sono buttato dal letto, in pochi istanti ho messo addosso quello che avevo a portata di mano e sono uscito. Paura? Noo! Dovevo solo fare il pieno alla macchina, che era in riserva. E' sempre meglio essere pronti, per qualsiasi evenienza. 
Quante bugie raccontiamo a noi stessi pur di non accettare il limite delle nostre paure. 
Fila al distributore. Quante persone di notte vanno a lavorare o vanno a vincere le loro paure o si danno uno scopo o un motivo per non pensare. 
Beh visto che ormai sono sveglio forse un caffè ci sta tutto. Grande parcheggio, troverò posto. 
Dio mio ma stanno tutti qua?! Entro nel bar... almeno cento persone. Troppe.
Mi rimetto in macchina, cerco un altro bar. Il secondo è più affollato del primo. Di nuovo in macchina... finalmente ne trovo uno con pochi avventori, ordino un cappuccino deca, la notte è fredda. Mi siedo. Il tg manda in onda immagini forse d'archivio e diffonde notizie false... "arrivano notizie di piccoli crolli"; ma quali piccoli crolli? Noi ormai abbiamo l'INGV incorporato. Una scossa del genere ha distrutto un'intera città. Rieti! Forse. No. Perugia? Forse! no. Ma allora dove? Confine Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria... Amatrice, Accumoli, forse Norcia, Arquata... dietro casa.
Conosco quelle zone, da seminarista  le ho frequentate: Monti Sibillini, il Vettore, Amandola, Santa Vittoria, la piana di Castelluccio... Conosco le case, belle quanto fragili. Con quella scossa ci saranno almeno 100 morti. Scarsamente popolate, manco per niente. Arquata si riempiva di turisti di ritorno dallo stress e dallo smog delle grandi città. Amatrice con la sua sagra delle sagre, con la sua festa dell'amatriciana.
Ci saranno tanti morti. Il tg parla forse di due vittime. Sono già troppe ma speriamo che siano le sole, ma so che non è così. Fortissima la scossa. Le vittime saranno tantissime.
Torno a casa alle 7,00, accendo la tv, la realtà comincia a delinearsi in tutta la sua verità. 
Purtroppo avevo ragione, aumentano le vittime, la gente si sente sola... 
Lo so amici miei vi sentite soli, ma come è difficile arrivare con i mezzi di soccorso quando le strade sono intasate di macerie. 
Amatrice ha 69 frazioni, 69 strade interrotte per arrivare in ogni singolo borgo. Come si fa a aiutare 69 frazioni contemporaneamente? E poi Accumoli, altre frazioni, e Arquata altre frazioni. 
Sono uomini quelli che aiutano e non dei.
Vi sentite e... siete soli.
Facciamo ciò che possiamo.
Intanto ci muoviamo a pietà e mettiamo in moto la fantasia della solidarietà.
Intanto cerchiamo di capire cosa possiamo fare.
E la mente va a quel 6 aprile 2009.
Di cosa avevo bisogno? Di tutto! Scarpe, calzini, acqua, pantaloni, maglione (perché qui la notte è fredda), un abbraccio, sapere chi c'è e .... chi no.
Il tg dice di non intasare le strade per permettere ai mezzi di soccorso di giungere in fretta.
Di cosa hanno bisogno? Che io per ora stia al posto mio. 
Ci sarà tempo per l'aiuto. Facciamo fare a chi sa e può.
Ed ora ti trovi a sollecitare raccolte di cibo, di acqua, di materiale sanitario, igienico, giocattoli, libri e quaderni... di amore e di Amore.
Per un attimo penso: "Sciacalli quello che ridono, ma no questa volta non sarà così". Hanno già riso abbastanza con L'Aquila, non si può ridere sempre.    

Risus abundat in ore stultorum.

Ma la mamma dei cretini è sempre incinta.
Vorrei portarvi tutti a casa mia cari amici di Arquata, Accumoli, Amatrice, vorrei a tutti offrire una doccia e un caffè. Quanto sono importanti quando non ce l'hai.
Vorrei darvi speranza, voglia di lottare, futuro.
Vorrei evitare il dolore del post, quando i riflettori si spegneranno, quando la dimenticanza prenderà il sopravvento, quando non sarete più dei terremotati ma coloro che hanno avuto un sacco di benefici, ai quali nulla è mancato, ai quali si dirà "ma cosa vogliono ancora?" 
Tornare indietro, riavvolgere il nastro della vita per togliere alcuni fotogrammi drammatici, non previsti.
Vorrei portarvi tutti a casa mia, ma forse sarebbe solo una inutile deportazione. Le colline e le cime e i fiumi e le valli sono la vostra casa. 
E allora vorrei riportarvi tutti a casa vostra, più bella, più sicura, rifugio e non tomba, alcova d'amore e non salotto di disperazione.
E forse potevo starmene zitto e non scrivere queste sciocchezze.
Venite a casa mia, una doccia e un caffè a tutti è assicurato, e un sorriso e una carezza, e la certezza che la vita è più forte della morte e si riprende sempre i suoi spazi, più fragili ma pur sempre spazi di vita.


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