La nostra basilica.

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sabato 1 settembre 2012

Un uomo solo


Quando alla fine dei miei studi istituzionali confidai al mio rettore che volevo intraprendere gli studi biblici mi disse: "Sarà uno studio difficile, ma molto più difficile sarà poi il tuo ministero, perché la conoscenza puntuale ed amorosa della Bibbia ti porrà su un livello diverso rispetto a tutti gli altri. Non più alto ne più basso, ma diverso".
In effetti mi rendo conto che è vero. La conoscenza della Bibbia e la sua traduzione nella pastorale ordinaria, spesso porta a decisioni controcorrente rispetto ad un devozionismo post-tridentino, ancora purtroppo imperante, ma solo nel clero perché poi i fedeli, molto più avanti di noi, di fatto hanno abbandonato tridui, novene, tredicine, fioretti ...
Decisioni pastorali che portano sconcerto ad una certa ripetitiva pratica religiosa.
Ecco il card. Martini è l'esempio di questo livello diverso, il suo amore per la Parola di Dio lo ha portato ad un dialogo intraecclesiale ed extraecclesiale. Ha suscitato crisi nei credenti, costringendoli a pensare la loro fede, a fondarla ogni giorno di più; ma ha suscitato crisi anche nei non credenti, obbligandoli a fondare il loro non credere. Bella la sua distinzione non tra credenti e non credenti ma tra pensanti e non pensanti. Profetica in questo tempo di cortigianerie liturgiche, devozionali, teologiche...
"Una chiesa che è indietro di 200 anni" dice Martini nella sua intervista, pubblicata postuma, oggi. Ed è proprio vero. Ma ciò che più preoccupa sono queste spinte centripete verso un'epoca ancora più remota, con nostalgie di forma definitivamente superate e mai veramente cristiane, sovrastrutture, orpelli, titoli, barocchismi, preti rinascimentali e monsignori che rispolverano l'ermellino tutto sempre per la "maggior gloria di Dio" dove il dio di turno spesso altro non è che il loro piccolo io, nuovo vitello d'oro di un certo clericalismo puzzolente di naftalina e tuttavia pieno di tarme resistenti.
Ecco la profezia solitaria ma efficace di padre Martini, come viene ancora chiamato nell'ambiente dei biblisti. Il suo studio lo ha costretto ad un livello diverso, più alto il suo. Ed ecco perché credenti e non credenti gli hanno riconosciuto una autorevolezza ormai sempre più rara dentro i "sacri recinti dell'ovile divino".
Padre Martini ci lascia la sua produzione scientifica e pastorale della quale solo il futuro svelerà tutta la ricchezza e la fantasia.
E ci lascia una fede pensosa, con categorie umane e per questo cristiane: atei, altre religioni, altre confessioni cristiane, celibato dei preti, crisi di vocazioni, mancanza di incisività sociale, opere, dialogo, coppie di fatto, separati, risposati, conviventi, nuove e vecchie famiglie, nuovi e vecchi rapporti tra i sessi, l'amore...
Grazie padre Martini per la tua obbedienza assoluta alla Parola, che è fonte di libertà e possibilità di umanizzare ogni esperienza della vita. Nulla di ciò che è umano è estraneo al cristianesimo.

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