Francesco te
ne sei andato all'improvviso. Alle 23,20 tuo papà mi scriveva "hanno
ammazzato Francesco". Gli ho detto un sacco di parolacce, come si
permetteva di dire una simile cosa, ed ho iniziato a pregare perché nulla fosse
vero, speravo si trattasse di un incubo dal quale svegliarsi. Ma il gelo alle
gambe e le lacrime agli occhi non erano un incubo. Ho svegliato tutta la
parrocchia. Mi ripetevo: un mio ragazzo ammazzato? Francesco? Lui così gentile,
affabile, empatico. Lui un genio della musica con la passione del tavolo verde.
Lui che a natale, nelle serate al centro parrocchiale, era il migliore a
sbancare il banco. Francesco e il suo pianoforte. Odiava il solfeggio ma aveva
la musica nel sangue. Lui un ragazzo che amava tirar tardi la notte come tutti
i giovani ma che andava a fare le prove con mamma e papà alla corale Gran Sasso.
Lui che per rendersi autonomo aveva accettato di lavorare in un call center,
quanto di più lontano dal suo carattere, e per arrotondare suonava pure nella
banda musicale (quanto abbiamo riso con mamma e papà quando alla tua prima
uscita ti sei inzuppato come una gallina e sei tornato a casa fradicio di
pioggia). Tu che, disinibito, diventavi rosso se ti mandavo un whatsapp riciclando
qualche barzelletta un po' border line. Tu che, puntuale la notte di natale e
di pasqua, ti presentavi alla comunione e io invece di dirti "il corpo di
Cristo" ti dicevo "peccatore vedi di confessarti prima o poi",
il tuo amen era il sorriso di chi l'ha fatta franca e ancora una volta era
riuscito a prendermi in giro. Ma Gesù che tu venivi a prendere era più
importante dei miei rimproveri e allora la comunione te la davo ugualmente.
Perché uno come te è facile da amare. E Gesù ti ha voluto con se. Anche lui è
rimasto abbagliato dal tuo sorriso e dai tuoi occhi furbescamente bambini. Non
è una risposta a tutto il dolore dei
tuoi genitori, al dolore della tua famiglia, di Filippo e Ludovico, al dolore
dei tuoi amici... e non è una risposta nemmeno per me. Ma abbiamo bisogno di
uno spiraglio in questa notte che non si decide a passare, in questa notte che ormai
ci abiterà per sempre. Aiutaci non a capire ma a pronunciare, seppur a denti
stretti e con i pugni chiusi, questo terribile fiat. Ciao Francesco. Ti
aspettiamo con amore.tuo don Bru' (o meglio tuo Brunito come eri solito
chiamarmi quando volevi darti un tono di superiorità)