La nostra basilica.

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Era ormai necessario darsi una pagina internet.

domenica 18 gennaio 2015


Ehilà peccatore, come va lassù?
Sono stati due mesi duri per tutti. Oggi sono stati a trovarti i tuoi amici, c'era Valentina, Andrea, Francesco, Claudia, Alessia, poi si è aggiunta Giulia. Hilary e Arianna non sono potute venire. Hilary per lavoro, Arianna non sta granché bene. Ed infine io che non sono venuto. Perché sono un codardo? Me lo sono chiesto... ma credo di poter rispondere: No! No, non sono un codardo è che il cimitero non è un luogo che mi appartiene. Non lo amo particolarmente... Certo adesso passandoci davanti molte volte al giorno lo guardo con attenzione e parte spontanea una preghiera... non per te... no... non credo che tu ne abbia bisogno. Parte una preghiera per me, perché pregare vuol dire fare nostro lo sguardo di Dio sulla realtà... ed io faccio fatica, faccio sempre più fatica a fare mio lo sguardo di Dio. Perché le sue vie non sono le mie vie. I suoi pensieri non sono i miei pensieri. Sai Francè devo dirti una cosa... una cosa che un prete non dovrebbe mai dire per non scandalizzare gli addetti al sacro: tu hai cambiato la mia fede.
Riflettevo in questi giorni su una cosa, oggi l'ho condivisa anche con i ragazzi del catechismo. Quando uno cade, quando si fa male, quando si spaventa, quando ha mal di testa o mal di denti... quando... quando... quando... viene sempre fuori un'esclamazione: mamma mia. La stessa esclamazione che mi è venuta due mesi fa, proprio a quest'ora, quando papà mi ha mandato quel terribile messaggio: hanno ammazzato Francesco. Come hanno ammazzato Francesco? Che c'entra Francesco con la morte? Francesco è un ragazzo buono, solare, tranquillo. No, che c.... di scherzo è mai questo?! Ero lontano e ho cominciato a dire un'Ave Maria dietro l'altra, Ave Maria, Ave Maria fa che non sia vero, Ave Maria, fa che non sia lui, Ave Maria fa... fa... fa... Ecco, lo stesso grido di quando uno cade e si fa male: Mamma mia che dolore!
Non ho mai avuto un buon rapporto con il Padre nostro... una preghiera troppo impegnativa, ti prende la vita, ti espropria. Nei cieli distante, il suo Regno spesso invisibile, la sua volontà così fuori dalla mia, così difficile. Il pane quotidiano se non te lo sudi non te lo regala nessuno. Rimetti i nostri debiti che in fondo sono pochi, cosa faccio di male... gli altri si che mi hanno fatto del male e come li rimetto ai miei debitori, posso tuttalpiù far finta di nulla, fingermi fesso, ma rimetterli e no. La tentazione? La dietro l'angolo, sempre pronta a colpirti alle spalle. No, una preghiera difficile, piena di utopie. L'Ave Maria ti consola, prega per noi peccatori, prega adesso, subito, per noi peccatori. E poi anche nell'ora della nostra morte, così lontana ma meglio mettere le mani avanti. L'Ave Maria mi appartiene, mi consola, il Padre nostro mi mette in crisi. Eppure quando la notizia era certa è iniziata una trafila nervosa, forse isterica, probabilmente nevrotica di Padre nostro... padre nostro che sei nei cieli, padre nostro che sei nei cieli, padre nostro che sei nei cieli..., così tutta la notte così tutto il giorno successivo e tutti i giorni successivi. Così ogni volta che penso a te, a mamma a papà, a Filippo a Ludovico, ai tuoi nonni, ai tuoi cugini, ai tuoi amici.
Padre nostro, la preghiera che ci ha insegnato Gesù e, all'improvviso, mi accorgo che non c'è alcun riferimento alla morte, nulla che riguardi la morte... come è possibile che la nostra paura più grande, la nostra ultima sconfitta, quella definitiva, quella che toglie senso alla vita, quella che ti fa assaporare il calice amaro della impotenza, non ha trovato spazio nella preghiera di Gesù?!
Perché per Lui la morte non esiste e allora perché pregare per qualcosa che non esiste? E' come se io mi mettessi a pregare per la salute di Babbo Natale, semplicemente pregherei per il nulla. La morte per Gesù non esiste e allora ripeto il Padre nostro e mi attacco alla fede di Gesù, non alla mia, debole, inconsistente, traballante: Mi attacco alla fede di Gesù che non mi dice di pregare per la morte.
Oggi alla messa, dopo la comunione, ci siamo tutti seduti un attimo e abbiamo ascoltato una ninna nanna che tu spesso suonavi in tenda. E' stato un momento bello, drammatico. Sentire quelle note che tanto ami e immaginare di accarezzarti la fronte, rimboccarti le coperte ed augurati una serena notte, serena notte te l'abbiamo augurata a mezzogiorno, ami ancora tirar tardi la sera e andare a letto quando tutti gli altri sono ormai in piena attività.
Resti il nostro piccolo Francesco, che preso dai suoi tanti interessi, ancora non trova il tempo di farsi vedere. Ho visto che papà continua a chiederti di dare un segno, almeno a mamma. Qualcuno lo hai dato, io lo so, hai scelto persone al limite, come al solito stai cercando di sgamare i nostri bari. Stanotte ti ho sognato anch'io, non mi hai parlato, eri serenamente serio, con una bellissima camicia, di quelle slim fit, a righe blu con un doppio colletto e un piccolissimo filo rosso. Ti stava bene. Avevi un incedere serio, solenne, da uomo in carriera.
Tante cose avrei ancora da dirti ma sono sicuro che ci saranno altre occasioni.
Fatti vedere ogni tanto.
Peccatore.
tuo donBi

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